IL COMPLICATO RAPPORTO TRA MASS MEDIA E SALUTE MENTALE: MAI IN PRIMA PAGINA SUI GRANDI GIORNALI

Si è svolta ieri a Verona, 18 novembre, nel pressoché completo disinteresse dei media locali e regionali la seconda Conferenza Regionale sulla Salute Mentale. Si è trattata della prima tappa di un percorso che auspicabilmente porterà entro il prossimo anno a ridefinire le linee di indirizzo che reggono la legislazione regionale in tema di salute mentale. L’assetto normativo attuale si basa sul progetto Obiettivo Regionale del 2010-2012, che dovrà essere riattualizzato alla luce dei profondi cambiamenti sociali, economici, politici e sanitari che sono avvenuti nel corso degli ultimi dieci anni e che durante il triennio pandemico hanno ricevuto un’accelerazione vorticosa. Si tratterà di ridisegnare la salute mentale della nostra regione per (almeno) i prossimi 10-15 anni. L’ultimo evento preparatorio di questo tipo aveva avuto luogo proprio a Verona nel 2008. La Conferenza di ieri si è tenuta nell’auditorium del palazzo della Gran Guardia, alla presenza di quasi settecento persone, tra operatori del settore, utenti dei servizi di salute mentale (e loro associazioni), familiari degli utenti (e loro associazioni), cooperative sociali che lavorano in sinergia con i servizi pubblici, enti e associazioni che si muovono nel campo della salute mentale, semplici cittadini. In Veneto la platea dei destinatari di questi servizi ammonta a circa 75.000 persone (Fonte SISM, Ministero della Salute) e tra parenti, familiari e persone che a vario titolo lavorano nel settore finisce per coinvolgere direttamente o indirettamente almeno 250.000 cittadini della regione. E sono certo di approssimarmi per difetto alla cifra reale, se è vero (come è vero) che le stime internazionali riportano che almeno il 10-15 per cento della popolazione soffre di un problema di salute mentale. In Veneto risiedono circa 4.900.000 persone; non è difficile calcolare su questa base la quota di popolazione potenzialmente interessata.

Credo sia quindi lecito scomodare per l’evento che si è celebrato ieri (e che – ripeto – rappresenta solo la tappa inaugurale di un percorso lungo e articolato) la parola “storico”. Non si è trattato semplicemente di uno dei tanti convegni medici che affollano (da quando sono venute meno le restrizioni) il panorama della scena sanitaria (ho la sensazione che dopo i due anni e mezzo di sosta forzata, stiamo assistendo ad un “effetto rimbalzo” con il proliferare di eventi di ogni tipo…). Quello che si è celebrato ieri è stato un evento “storico” per la salute mentale della nostra regione. È stato “storico” perché l’ultimo di questo tipo si era svolto oltre quattordici anni fa ed eventi di questo tipo non si svolgono tutti gli anni; è stato “storico” perché il lavoro cui farà seguito alla giornata di ieri avrà un impatto sulla salute mentale dei cittadini per (almeno) i prossimi 10-15 anni; è stato “storico” per la nutritissima platea di cittadini che ha partecipato in presenza all’evento (quello di 14 anni fa è stato oggettivamente meno partecipato); è “storico” per le aspettative e le speranze che questo percorso sta generando nei potenziali destinatari.

Ebbene, andando a dare un’occhiata alla prima pagina del principale quotidiano veronese, l’Arena, il giorno dopo l’evento, non ho trovato alcun riferimento a quanto era avvenuto in Gran Guardia; neppure un piccolo trafiletto o richiamo che rimandasse ad una pagina interna. Ho trovato, invece, oltre ad un titolo quasi a tutta pagina sulla politica nazionale legato al dibattito sull’autonomia, una fotografia (anche questa a quasi tutta pagina) di Milo Manara, poi una notizia che riportava una polemica interna ad una azienda municipalizzata locale, quindi un richiamo ai mercatini di Natale e relativi problemi legati alla viabilità e, infine, come unica notizia di tipo sanitario, ancora il Covid – “Impennata del Covid, record in riva all’Adige”. All’evento storico sulla salute mentale che si era celebrato nella giornata precedente “in riva all’Adige” nessun accenno. Immagino che un piccolo richiamo all’evento sulla salute mentale, soprattutto in considerazione della sua portata storica, avrebbe potuto competere in prima pagina con il servizio sui “mercatini di Natale” (in fondo, siamo ancora a metà Novembre..!) o con quello sul “nuovo record Covid” (dove è la notizia ? Di Covid le prime pagine dei giornali se ne occupano più o meno ininterrottamente da quasi tre anni…). O magari avrebbe potuto rubare un piccolo spazio alla maxi-foto di Milo Manara…. Purtroppo, anche “scrollando” le pagine del canale Facebook del quotidiano o compulsando la relativa pagina FaceBook mi sono imbattuto in articoli che riprendevano l’evento che si era tenuto in Gran Guardia. In compenso, come unica notizia di tipo sanitario, ho trovato un servizio (con relativa intervista all’organizzatore) che anticipava lo svolgimento di un convegno locale di medicina interna, (ancora) sul Covid, che si sarebbe dovuto tenere presso i locali della camera di commercio.

Né purtroppo sui siti di altre emittenti regionali venete e sulle prime pagine dei siti web degli altri quotidiani del Veneto (es. Il Gazzettino, la Nuova Venezia, Il Mattino di Padova, la Tribuna di Treviso). Peccato, perché la Conferenza si è effettivamente tenuta a Verona, ma ha coinvolto persone di tutta la regione che sono convenute “in riva all’Adige” tramite appositi pullman (messi a disposizione dagli uffici regionali) dalle province di Rovigo, Padova, Belluno, con persone che si sono messe in viaggio con mezzi propri dal veneziano e dalla marca trevigiana. E l’assistenza alla salute mentale che potrà essere ridisegnata (speriamo in meglio) da questo processo di cambiamento messosi in moto con la Conferenza Regionale di ieri, interesserà fatalmente tutti i cittadini del Veneto.

Solo sull’altra importante emittente locale veronese, TeleNuovo Verona, è stato riservato un piccolo spazio ad un’intervista all’Assessore Lanzarin che presenta il senso della Conferenza Regionale. E l’unica emittente televisiva che ha “coperto” l’evento con un servizio andato in onda nella stessa giornata (e reperibile sulla relativa pagina FB) è di Rai tre regione, con esito purtroppo non eccezionale in quanto mi sembra non abbia colto lo spirito e la portata dell’evento che era stato raccontato (e anche le interviste a corredo non mi sono sembrate significative ed utili ad inquadrare il contesto in cui l’evento si svolgeva e a far capire ai telespettatori di cosa effettivamente si trattava).

Insomma, mi sembra si sia trattata di un’altra occasione perduta. Non c’è niente da fare, “…If it bleeds, it leads” … dice un vecchio adagio della stampa anglosassone; “se c’è sangue, vende”… Le notizie sulla salute mentale riescono a competere per un piccolo (in questo caso grande) spazio in prima pagina solo se raccontano di delitti efferati consumati da “pazienti psichiatrici”, se narrano di improvvisi “raptus di follia” perpetrati a caso verso inermi cittadini, se riportano di matti “abbandonati dai servizi” che sterminano la propria famiglia. Non c’è niente da fare… Quando il mondo della salute mentale chiama a raccolta operatori, pazienti e familiari per programmare insieme il futuro, quanto il mondo della salute mentale desidera parlare al “resto del modo” dei propri progetti, delle proprie idee, dei propri desideri, di quello che intende programmare, non desta alcun interesse…

Temo, però, che il vero problema non sia di chi non capisce il “nostro” mondo; temo in realtà che il problema sia anche tutto nostro. Non siamo stati in grado di entrare in un rapporto organico con i soggetti che producono informazione e che rappresentano la realtà attraverso i mezzi di comunicazione di massa. Non siamo stati in grado di ingaggiare gli operatori dell’informazione ed utilizzare un linguaggio comprensibile e che faccia capire a chi non è del “nostro giro” ciò che per noi conta e ciò che desideriamo far sapere.

Dobbiamo cominciare a fare autocritica; riflettere, a partire dal nostro interno; se gli organi di stampa sono disattenti, se non comprendono la portata di ciò che intendiamo far conoscere, se anche gli interlocutori istituzionali non capiscono (per inciso, alla Conferenza di ieri solamente un’unica istituzione locale – la ULSS 9 Scaligera – era rappresentata al massimo livello per i saluti di rito…), allora forse dobbiamo ripensare profondamente come costruire un rapporto virtuoso con il mondo dell’informazione, che può invece rivelarsi un formidabile alleato per cambiare la narrativa sui temi della salute mentale e nel contribuire a rendere le nostre comunità più accoglienti nei confronti di chi ha un disturbo mentale.

Antonio Lasalvia - Università di Verona