Raddoppiato in 10 anni, in Italia e in Veneto il numero dei giovani assistiti dai servizi per la salute mentale
Sviluppo e stigma: aspetti specifici in età infantile e adolescenziale
Premesse:
- La salute mentale è il risultato finale, continuamente rinnovato, dello sviluppo neurologico e psichiatrico: questo sviluppo è il cardine dell’età evolutiva, e costituisce un processo unitario e specificamente complesso, indissolubilmente intrecciato nei suoi aspetti bio-psico-sociali.
- I disturbi dello sviluppo in età evolutiva sono molto diffusi e molto polimorfi. In base alla letteratura, il loro Global Burden of Disease oscilla tra 10 e 20% del totale 0-17, e stanno alla base dei determinanti di molti disturbi della salute mentale dell’età adulta.
- I disturbi dello sviluppo non possono essere artificialmente scissi in due poli, tutto socio-ambientale e tutto organico: le nuove conoscenze dimostrano, se ce ne fosse bisogno, l’intreccio tra gli aspetti biologici e quelli psicologici, in cui la cosiddetta comorbidità è la norma, e confermano la fondamentale importanza prognostica della tempestività della diagnosi e della specificità degli interventi terapeutici. La loro clinica ha aspetti peculiari, che riguardano tutto il percorso dello sviluppo infantile e adolescenziale, e richiede una competenza specifica.
Stigma:
- Sono tuttora diffusi gli stereotipi semplificatori che negano l’esistenza, la complessità, la specificità e la modificabilità dei disturbi neuropsichiatrici in questa fascia di età.
Essi interferiscono con il funzionamento sociale, con l’accesso ai Servizi, e con la stessa programmazione sanitaria. Mentre i giovanissimi somaticamente malati e le loro famiglie ricevono un supporto ambientale spontaneo e quasi automatico, quelli con disturbi che li fanno “funzionare” in modo insolito sul piano personale e sociale, sono spesso visti come pigri, maleducati o male educati, cattivi o strani. In questo modo, invece di sostegno rischiano di ricevere isolamento o rifiuto aggressivo, estesi alla famiglia incolpata come incapace di farli crescere.
In conseguenza della negazione della dignità, della specificità e dell’esistenza stessa dei disturbi neuropsichiatrici in età evolutiva, i problemi sono considerati secondari a qualche difetto dell’ambiente, colpevolizzando le famiglie e ritardando l’accesso ai Servizi. Se si nega che esistano problemi clinici specifici, non servono e non si ricercano interventi mirati, né farmacologici né non farmacologici, e ogni ricerca sull’origine, la patogenesi e il trattamento di questi disturbi diventa un’etichettatura abusiva.
- E’ frequente la confusione tra l’acutezza delle manifestazioni di disagio di un bambino o di un adolescente e la gravità del disturbo sottostante. Le manifestazioni acute vengono frequentemente equiparate, anche da parte di altri specialisti, a una corrispondente gravità, interpretando e trattando come segno di una definitiva anomalia psichica quello che spesso è un fenomeno reattivo o di adattamento, specifico di una fase evolutiva. I disturbi dello sviluppo dipendono criticamente dalla risposta che ricevono dall’ambiente personale e sociale, perché lo sviluppo avviene nel tempo e nel mondo. Se la risposta è vederli come segnale di un difettoso e irrimediabile malfunzionamento globale, essa può diventare una profezia che si auto-avvera, peggiorandone la prognosi e aggravando il loro peso sociale.
2 bis). Assistiamo a un recente incremento della peculiare sensibilità dei soggetti in età evolutiva alla risposta sociale: i minori che arrivano ai Servizi di NPIA, territoriali e ospedalieri, cono sempre di più, in età sempre più precoce e con disturbi sempre più acuti. L’emergenza Covid ha solo accelerato una tendenza già in atto: in 10 anni, nel Veneto e in tutta Italia il numero dei nuovi giovani utenti si è raddoppiato. (Quello degli operatori ovviamente no). L’utenza 0-17 è 4 volte maggiore di quella dei corrispondenti Servizi per l’età adulta.
I problemi in esplosivo aumento riguardano soprattutto disturbi della serie narcisistica, legati alla strutturazione dell’identità: ideazione suicidaria, disturbi del comportamento auto ed eteroaggressivi, ritiro sociale, disturbi del comportamento alimentare, dell’identità sessuale…
In questi casi l’accoglienza e la risposta dell’ambiente sociale è fondamentale: un ambiente stigmatizzante, allarmato, rigido, giudicante, escludente, è particolarmente dannoso. Viviamo in tempi di giudizio frettoloso e superficiale, in cui tutti abbiamo già consumato una buona fetta della nostra resilienza sociale, sembra che i giovani siamo un po’ più fragili, e che si trovino in una società con più spigoli.
E quindi che fare?
- Di fronte allo stigma, il primo compito è sempre quello sociale complessivo: lavorare sulla comunicazione e l’educazione, perché le prospettive di inclusione diventino patrimonio culturale di base, comune.
- A livello sociosanitario: siamo già a buon punto sull’integrazione delle competenze e degli stili di lavoro. E’ essenziale intervenire sulla sensibilità e sulla formazione degli operatori che possono fare da filtro nel rilevare il possibile problema (in ambito di comunità, didattico, medicina di base, interventi sociosanitari di primo livello) e indirizzare verso i percorsi appropriati
- Compiti specifici:
- Completamento della rete dei servizi di diagnosi e presa in carico, ambulatoriale residenziale e semiresidenziale, tra territorio e ospedale, e viceversa.
- Definizione dei percorsi di ingresso, di trattamento, di raccordo funzionale tra i diversi Servizi, di uscita e di follow-up.
- Attivazione di una rete informativa omogenea che monitorizzi utenza, percorsi ed esito degli interventi.