MAMMA EUROPA

Dopo lo scandalo di Bruxelles non si potrà più dire che in Europa non succede nulla, che non vale la pena impegnarsi. Dal maggio 2019 è successo di tutto: la ferita della Brexit, la pandemia, la guerra, la corruzione. E l’Europa ha potuto fare solo una cosa: trasformarsi profondamente e finalmente tendere la mano ai propri cittadini

“Continuo a credere nell’Europa” lo scrive di pugno dedicandomi il suo ultimo saggio Elisabetta Gualmini, ordinaria in Scienza Politica presso l’università di Bologna, già vicepresidente della regione Emilia Romagna, nonché europarlamentare diessina.

Una dichiarazione di fede che emerge da conoscenza diretta, per aver lavorato vissuto e all’interno del cuore pulsante del Parlamento Europeo le vicende che ne hanno determinato una radicale metamorfosi politico-gestionale.

Il titolo del libro, spiega l’autrice, è dovuto appunto al fatto che “l’Europa in questi anni si è profondamente trasformata, da matrigna, da Europa cattiva, iperburocratica, ha trovato una sua anima e ha cambiato passo, diventando più naturalmente materna verso i propri cittadini; si potrebbe dire che ciò sia avvenuto seguendo finalmente la vision già a suo tempo adombrata da Jaques Delors. E ciò, nonostante notevoli difficoltà, e l’ombra gettata sul parlamento europeo dallo scandalo del nove dicembre scorso, al quale l’istituzione europea sta ora rispondendo adottando a tempi di record tutte le misure adeguate perché cose del genere non si possano più ripetere”.

E pensare che “Mamma Europa” stava già andando in stampa per i tipi de “Il Mulino”, proprio nella prima metà dello scorso dicembre, quando arrivò la notizia del caso Eva Kaili. Notizia che fece fermare le macchine, per consentire a Elisabetta Gualmini di apportare le indispensabili modifiche al testo.

A moderare la presentazione è la collega Lisa De Rossi, volto noto del giornalismo veneto, che allora invita l’autrice a ripercorrere le tappe che hanno segnato la trasformazione dell’Unione Europea a partire dalla ferita inferta dalla Brexit.

A questo punto parte una narrazione di fatti, testimonianze, e considerazioni che si possono trovare solo in un libro scritto da chi ha vissuto le cose in prima persona, e le porge coinvolgendo il lettore nella propria passione e competenza analitica.

La Gualmini rocorda come sia stata la pandemia a causare un salto nella storia dell’Ue, una prima vera svolta che sta portando alla consapevolezza della cittadinanza europea. Perché, in effetti si è visto chiaramente che durante il Covid l’Europa c’era, e che i vaccini sono arrivati velocemente.

In men che non si dica in sede europea si è ottenuto di raddoppiare il bilancio (abitualmente di 1000 miliardi in sette anni): mediante un incremento di 850 miliardi del piano Marshall, più altri progetti arrivando a 2000 miliardi. Cosa mai vista prima: nel giro di una sola settimana è saltato il patto di stabilità e crescita; sono stati flessibilizzati i fondi europei e gli aiuti di stato.

Una vera e propria rivoluzione che è stato possibile realizzare da remoto, con i parlamentari collegati su Zoom. La lungimiranza di David Sassoli aveva infatti provveduto a digitalizzare il funzionamento del parlamento sulla base del lavoro già iniziato da Klaus Welle, in modo che mediante un’app installata sui cellulari non andasse perso neanche un voto. Per una volta un ottimo impiego della tecnologia per sostenere la democrazia. E pensare che, nello stesso periodo, in Italia si discuteva se in senato si dovessero istituire turni per votare al fine di evitare assembramenti…

Oggi si può dire che quella europea sia una democrazia che sta reggendo bene, sulle basi di volontà politiche illuminate (e la Gualmini cita la Merkel, che ha saputo cambiare rotta al momento opportuno, rinunciando a sue iniziali intransigenze in fatto di Eurobond, poi David Sassoli, Paolo Gentiloni, Cristine Lagarde e Ursula von der Leyen), che hanno eliminato molte rigidità istituzionali.

La creazione della centrale unica per i vaccini è stata provvidenziale a evitare gare indette dai singoli stati nazionali, che avrebbero non solo rallentato le operazioni, ma anche determinato rincari e altri effetti collaterali certamente indesiderabili… tanto che il modello “centrale unica” è stato ora adottato per quanto riguarda i contratti energetici.

Il nuovo lessico dell’unione oggi comprende i termini: Pilastro Sociale Europeo, Agenda Sociale, Cittadinanza Europea e Welfare… l’Europa ha pagato per almeno un terzo la cassa integrazione, e disposto la legge sul salario minimo, che il nostro governo dovrà recepire entro un anno. Altre politiche sociali sono poi state messe in campo per creare cittadinanza europea, poiché non si può pensare che ci si possa sentire cittadini europei senza essere stati presi in carico a tutti gli effetti.

Ma di tutto ciò sembra non esserci ancora abbastanza consapevolezza in Italia, e bisognerebbe iniziare a comunicare maggiormente nelle scuole quanto le istituzioni europee stanno facendo… perché anche i nostri giornali nazionali che vivono prevalentemente di cronaca e di politica nostrana, sono soliti relegare nelle ultime pagine le notizie inerenti alla politica comunitaria.

Una seconda grande svolta si è avuta poi con l’inizio della guerra in Ucraina. “Putin – rileva la Gualmini – come confermano anche molti studiosi di geopolitica, si è sbagliato: pensava di poter approfittare di un’Europa indebolita dal Covid, dalla Brexit, da diversità di vedute politiche al suo interno, e, invece, la comparsa di un nemico comune non ha avuto altro risultato che ricompattare l’Europa, portando addirittura all’allargamento della Nato”.

L’Unione Europea, nata dalla volontà di creare un’istituzione comune che evitasse l’insorgere di nuovi contrasti tra paesi che si erano fatti la guerra, non può evidentemente oggi sopportare che ai propri confini tutte le carte a garanzia dell’integrità territoriale vengano stracciate. Si è quindi provveduto a istituire il permesso di soggiorno immediato per i profughi ucraini, e ad appoggiare la difesa dell’Ucraina, e bisognerebbe ormai arrivare a trattative di pace ma a tal proposito l’Europa – ammette Elisabetta Gualmini – fa fatica… stiamo aspettando l’esito delle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti? … intanto la gente muore…, e l’Europa dà l’impressione di essere il gigante dai piedi d’argilla, a causa della dipendenza politica dagli “States” da una parte, e, al lato opposto, da Est, per quanto riguarda l’energia… ora bisogna arrivare soprattutto a rafforzare la politica estera”.

E perché ciò sia possibile, bisogna che tutti i governi dei ventisette remino in direzione di un’Europa forte, ovvero compatta e coerente all’obbiettivo degasperiano della stabilizzazione della pace.

Per ora, un altro fallimento europeo si deve registrare per quanto riguarda la politica migratoria, problema che continua a essere esternalizzato, pagando stati come la Turchia per trattenere i profughi… anche se le politiche stanno cambiando e sta arrivando in approvazione al prossimo 28 marzo il terzo “pacchetto migranti” al fine di rivedere i meccanismi per convertire la solidarietà da volontaria a effettiva, sostenendola con risorse del Pnrr.

Altra sfida molto ardua alla quale si trova di fronte oggi l’Europa sono i rincari del costo dell’energia, dovuti alle sanzioni alla Russia (per cui ci si sta rivolgendo ad altri paesi da cui compreremo il gas). Ma nel prossimo mandato ci si dovrà occupare anche della difficilissima questione della transizione ecologica, non solo istituendo fondi, ma anche mediante linee guida che consentano di non perdere competitività.

“All’Italia con il Pnrr sono arrivati forse anche troppi soldi (193 miliardi), più del doppio di quanto è stato destinato rispettivamente alla Spagna, alla Francia, e alla Germania… soldi arrivati grazie alla credibilità di cui Draghi godeva in Europa.

Sono soldi che oggi devono essere gestiti oculatamente, per esempio sulla sanità, miscelando strumenti di sostegno anche domiciliare, e non devono essere dispersi in progetti quantomeno opinabili, che vengono talora proposti solo per non rinunciare alle risorse economiche che sono arrivate… per cui si stanno avviando opportuni controlli.

Abbiamo scelto di pubblicare questo articolo nella forma dell’editoriale, e non della recensione perché, in nuce, il contenuto del libro della Gualmini dice che i cittadini del terzo millennio non possono più sentirsi sudditi, non solo di sovrani o dittatori, ma nemmeno di istituzioni, che vengano avvertite come lontane ed elefantiache. Soltanto se veramente l’Unione Europea saprà da oggi tenere fede ai princìpi illuministici che ne hanno storicamente catalizzato l’origine, avverrà quel tanto atteso processo di liberazione dell’uomo, possibile solo mediante l’acquisizione del diritto di tutti alla dignità e alla pace, che sono il fondamento della vera democrazia.

Per una stabilità ancora maggiormente ambita, ovvero quella auspicabile un giorno a livello globale, i singoli stati potrebbero invece trovare indicazioni preziose in un breve saggio, certamente più datato, ma ancora attualissimo e decisamente autorevole: “Per la pace perpetua” di Emanuele Kant.

Riccardo Panigada

Direttore responsabile:

Negli anni '80, mentre è ricercatore nel campo della bioingegneria, pone le basi per la teoria dell'Onfene (Manzotti-Tagliasco), e collabora a diverse testate tra cui «Il Sole 24 Ore», «Il Corriere Medico», «Brain», «Watt». È giornalista professionista, membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis), e la sua originalità è quella di filtrare la divulgazione scientifica attraverso la riflessione epistemologica. E' inoltre docente di Filosofia e Scienze Umane nei licei.

Ha pubblicato: Il percorso dei sensi e la storia dell’arte (Swan, 2012); Le neuroscienze all'origine delle scienze umane (Cleup, 2016).

Attualmente sta lavorando a un nuovo saggio in tema di Psicologia cognitiva alla luce delle neuroscienze.

Dirige anche Tempo e Arte (tempoearte.it).