Si chiama Frangivento, ma potrebbe essere uno tsunami…

Nell’anteprima del video: Kristian Ghedina e Giorgio Pirolo sulle Tofane //

Stanley Kubrick ricevendo nel ’97 il Griffith Award ha osservato: “Non ho mai capito se la morale della storia di Icaro sia, come generalmente si crede, di non tentare di volare troppo alto. Forse potrebbe essere: dimentica cera e piume e fai un lavoro migliore sulle ali”.

Come dire la differenza che passa tra chi è frenato dalla banale logica del moralismo benpensante, e la creatività immaginativa del ricercatore, costantemente orientato a superare i limiti, costi quel che costi, indipendentemente da errori propri o fallimenti altrui dei quali invece fare tesoro.

“È un momento in cui non c’è iniziativa privata che inventi auto veramente di nuova concezione, da più di mezzo secolo le case automobilistiche continuano a fare solo innovazione dei loro vecchi modelli…” rileva Giorgio Pirolo, che il 7 aprile scorso ha disegnato un’auto, che esercita nel cervello di chi la guarda livelli di attività sinaptica talmente elevati, per cui, sotto tale sollecitazione psicologica, un intero indotto di aziende ha messo a disposizione la propria manodopera e forza intellettuale per partecipare alla realizzazione del primo esemplare.

E siccome il cervello degli umani lavora per differenza (il dejà vu non provoca scambio di informazione tra neuroni) non c’è dubbio che con la Frangivento Asfanè di Giorgio Pirolo e Paolo Mancini siamo davanti al nuovo e non a semplice innovazione. Infatti, diversamente da quanto pensassero fino a pochissimo tempo fa i neurofisiologi, nella testa non si analizzano ogni volta tutti i dati di un oggetto da integrare successivamente, ma, secondo una moderna teoria, l’encefalo opera per sottrazione, cioè rilevando solo la novità rispetto a quanto è simile al già visto, insomma, si attiva tanto più, quanto più elevato è il contenuto di nuove informazioni rispetto a un oggetto simile già percepito.

Ma all’inizio, proprio per le caratteristiche di assoluta novità, a chi poteva solo guardare un disegno, il progetto dell’hypercar dai mille cavalli di potenza sembrava troppo audace, e i titolari delle aziende piemontesi cui veniva presentato, emettevano sentenze tutte sullo stesso refrain vernacolare: asfanèn! e pacca sulla spalla…

Tuttaltra situazione rispetto a quella in cui, tempo fa, un operaio della Lamborghini assistendo in fabbrica all’uscita del prototipo di un mitico modello ha esclamato: countach! (e fu battesimo).

Il designer dell'Asfanè con l'autore di questo articolo
Il designer dell’Asfanè con l’autore di questo articolo

Se infatti questa seconda espressione di ammirata sorpresa è intraducibile, la prima, nello stesso dialetto piemontese significa non si può fare… non si farà mai…, quindi roba da scoraggiare qualsiasi Icaro. Tranne chi sapesse trovare nella locuzione conferma che il progetto era veramente fuori dagli schemi, quindi giustissimo, e avesse in tasca tanto mestiere da esser certo di quello che stava facendo, così da aver pensato addirittura al disegno di un telaio modulare, che potesse adattarsi alla versione ibrida, come a quella a propulsione totalmente elettrica. Insomma, andava tutto bene, anche il suggerimento per il nome: Asfanè. La pronuncia suscita sorpresa per la rapidità della dizione e l’elegante onomatopea che richiama il frusciare dell’aria in assenza del rombo del motore. Mutuato in nome proprio, il termine della locuzione perentoriamente negativa, mantiene la propria incisività invertita però di segno: esattamente ciò che accade quando le teorie che hanno fissato per un periodo le regole, cadono sotto i colpi della falsificazione popperiana. Ma si esagera: si fa precedere l’”Asfanè” da un’altra onomatopea la cui pronuncia dura di più, ed è altrettanto elegante: Frangivento Asfanè. E in una sinestesia si vede passare l’auto.

Il progetto per realizzare l’hypercar parte comunque presto, con la Mancini Group, e oggi Giorgio Pirolo e Paolo Mancini possono contare su quella filiera veneto-piemontese di aziende, che porterà su strada l’Asfanè nel 2018.

Giorgio Pirolo, classe 1979, sembra ancora più giovane, e il suo aspetto contrasta incredibilmente con la sua esperienza: giocoso come un ragazzino, quando parla dimostra tutta la maturità della sua cultura. Affermatosi come designer di successo a Torino, dove ha vissuto per 15 anni, è stato chiamato cinque anni fa a Monte Carlo, dove tuttora risiede, per disegnare il franchising dei negozi GP Store legati al mondo della formula1, e la collezione di abbigliamento Lamborghini squadra corse 3.0.

Giorgio Pirolo con il ministro ministro Federico D’Inca

Redazione

La redazione di Scienzaveneto.it