Puccini e i mirabili cartelloni d’opera di primo ‘900

È sempre stupefacente notare, quando è di arte che si parla, come sia inevitabile che diversi linguaggi si vadano a concatenare, concependo un equilibrio quasi perfetto. È Questo il caso della mostra trevigiana “I colori della musica. Giacomo Puccini e l’arte della pubblicità”, titolo sinestesico per una mirabile fusione tra diversi generi artistici: musica e grafica pubblicitaria.

Nella mostra, resa possibile grazie alla preziosa raccolta di Ferdinando Salce (1877-1962), e curata da Simone Pellico, ci si ritrova immersi non solo in una esposizione di manifesti pubblicitari, ma protagonisti di un vero e proprio viaggio all’interno del percorso artistico del grande Giacomo Puccini.

Puccini nasce in un’Italia da poco unificata, fondamentale punto di partenza per la storia dell’industrializzazione del Paese, e per la conseguente nascita della pubblicità commerciale. Un momento storico di trasformazioni epocali, che fornisce al Maestro, già affermato e famoso, occasione di esprimere le proprie doti creative su diversi fronti, fino a quel momento inopinabili per un compositore.

Il primo dei quattro “atti” in cui è suddivisa la mostra presenta manifesti lirici. Qui si sviluppano i nuovi peculiari stili orientati ai manifesti pubblicitari, stili mediante i quali viene fissato un radicale punto di svolta nei confronti di un passato in cui alla grafica del melodramma competeva semplicemente l’aspetto informativo.

Dalla Turandot a Edgar, la prima parte dell’esposizione ripercorre i punti fondamentali della lirica pucciniana, tra manifesti di Vespasiano Bignami, Adolf Hohenstain, e Leopoldo Metlicovitz, nomi con i quali Puccini ha collaborato mediante la propria consulenza.

Il “secondo atto” propone una più ampia visuale degli artisti incontrati nel precedente, mostrando i diversi campi in cui essi hanno operato. Tale sezione, infatti, rende omaggio a quelle figure che hanno reso possibile il distacco dalla monotonia descrittiva ottocentesca, elevando i soggetti rappresentati dai manifesti a vere e proprie espressioni artistiche.

Nel penultimo “atto”, vengono esposte alcune delle opere più significative di artisti con cui, nel corso della sua vita, il Nostro ha avuto modo di instaurare rapporti ben oltre la natura professionale. Ovvero vi trovano spazio opere di artisti quali Plinio Nomellini, Leonetto Cappiello, Galileo Chini e Duilio Cambellotti.

Nel quarto e ultimo atto, si presenta la figura di Giacomo Puccini sotto una luce inattesa: i manifesti qui esposti evidenziano infatti il rapporto del maestro con la nascente civiltà industriale. E’ qui che si viene a conoscenza del fatto che Puccini prestò diverse volte la propria immagine per promuovere nuovi prodotti industriali da Lui considerati rivoluzionari.

Nell’ultima sezione compaiono rappresentati sui manifesti marchi di calibro notevole, quali Harley Davidson, Pirelli e Fiat, testimoniando come la figura del compositore fosse diventata anche simbolo di modernità e progresso.

La mostra “I colori della musica”, non offre quindi solo una interessante panoramica sulla nascita della pubblicità contemporanea: attraversandola si compie un vero e proprio viaggio all’interno della vita di Puccini, in modo molto insolito, sorprendente, stupefacente.

Tra i manifesti esposti c’è anche quello che annunciavo l’opera “Gianni Schicchi”, il cavalliere duecentesco ricordato da Dante nel XXX canto dell’inferno tra i falsari, la cui audacia ha fornito occasione a Puccini di comporre la brillantissima opera, intitolata appunto col nome di tale astuto personaggio.

Nel manifesto Gianni Schicchi è rappresentantato vestito di un’elegante tunica rossa alla moda tra i nobili del XIII secolo, disinvoltamente seduto, con il gomito destro appoggiato alla corrispondente gamba e tenendo nella mano quello, che, conoscendo la vicenda, non può essere che il fatidico testamento, falso, ma valido a tutti gli effetti. Anche il braccio sinistro è flesso, la mano di tale arto impugna il bracciolo della poltrona, ma le gambe del cavalliere sono a riposo, per cui il personaggio non sembra in procinto di alzarsi. Piuttosto, il suo atteggiamento risulta beffardo, anche per l’ironico sorriso stampato sulle sue labbra, che rivela tutto il potere della sua intelligenza.

Gianni Schicchi resterà per sempre l’emblema letterario di chi raggiunge il successo sfidando l’impossibile, mediante la straordianaria capacità di mettersi in gioco in prima persona, con serena e diabolica arguzia.

La mostra è situata nel Museo nazionale collezione Salce, in Via Reggimento Italia Libera, all’interno della Chiesa di Santa Margherita a Treviso. È visitabile dal venerdì alla domenica, dalle ore 10:00 alle ore 18:00, fino al 6 luglio 2025.

Alessandro Balaso

Giovane e brillante studente, inizia a collaborare con Scienzaveneto alla fine del suo terzo anno di studi liceali (giugno 2025), con l'incarico di coprire eventi e proporre tematiche di suo specifico interesse, in ordine alle proprie linee di ricerca.