Radicchio di Verona Igp vince sui paradossi europei

C’è stato pure il rischio che l’Olanda si accaparrasse l’esclusiva della produzione del radicchio semilungo di Verona con tanto di marchio della indicazione geografica protetta. Dal contenzioso che ne è sorto a livello europeo con i produttori nostrani, si è dovuta accontentare di tenersi l’aggettivo semilungo per il suo prodotto, mentre il “Radicchio di Verona Igp” rimasto fortunatamente sensata esclusiva ai produttori della provincia di Verona e Vicenza, e di alcuni territori della provincia di Padova, ha perso nella sua denominazione l’aggettivo conquistato sui tavoli della burocrazia dal concorrente.

Cristiana Furiani, presidente del Consorzio radicchio di Verona Igp
Cristiana Furiani, presidente del Consorzio radicchio di Verona Igp

“Una vicenda che ha veramente lasciato col fiato sospeso per il rischio di perdere paradossalmente il diritto di utilizzare il nome del proprio territorio, peraltro riguardo a un prodotto le cui caratteristiche nutrizionali possono essere acquisite solo dai nostri terreni alluvionali sabbiosi, ricchi di sostanza organica, profondi e ben drenati delle fertili pianure della provincia di Verona, e nelle terre vocate del vicentino e del padovano – ha rilevato Cristiana Furiani, presidente del Consorzio per la tutela e la valorizzazione del Radicchio di Verona Igp – è infatti il nostro clima tipicamente continentale, con estati molto calde e afose e inverni piuttosto rigidi e nebbiosi, che conferiscono al prodotto le peculiari caratteristiche di croccantezza delle foglie e il loro colore rosso intenso.

Foto storica scattata a Casaleone, paese produttore di radicchio
Foto storica scattata a Casaleone, paese produttore di radicchio

Il consorzio è nato dall’unione di un gruppo di imprese agricole, rappresentate da confezionatori e trasformatori accomunati dal forte legame con il territorio e dalla volontà di implementarne la crescita attraverso la valorizzazione della tipicità e unicità del prodotto, venendo riconosciuto il 27 novembre 2013 con decreto n. 62200 del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.

Per far parte del consorzio i produttori devono osservare un disciplinare che regolamenta la semina, il trapianto e la raccolta del prodotto precoce e di quello tardivo, le quantità di raccolto consentite per ettaro, il colore, la forma e il peso per cespo, al fine di commercializzare un prodotto assolutamente omogeneo. Naturalmente ha anche la facoltà di verificare l’assenza di frodi nella commercializzazione di radicchio semilungo che non abbia seguito l’iter regolamentare, vigilando sulle possibili contraffazioni in Italia ed all’estero sull’uso del marchio.

Foto: Az. agricola Lorenzetti
Foto: Az. agricola Lorenzetti

“Abbiamo come obbiettivo il raggiungimento del 10% di radicchio semilungno nostrano marchiato Igp (oggi siamo al 7%) – ha continuato Cristiana Furiani – infatti, se la
produzione totale di radicchio semilungo in Italia è di 1000 ettari circa all’anno, con una quantità stimata pari a 17000 tonnellate, la produzione di radicchio idoneo a ricevere il marchio dal Consorzio del Radicchio di Verona Igp nel 2015 è stata quella corrispondente a 72,64 ettari, con una quantità pari a 944 tonnellate, ed è risultata in crescita nel 2016 passando a 10200 tonnellate che corrispondono alla produzione di 78,93 ettari”.

Le aziende attualmente impegnate (tra produttori, confezionatori, e trasformatori) nella produzione di Radicchio di Verona Igp sono 28 di cui 25 sono associate al consorzio.
“Dalla particolare forma ad ovale allungato, con foglie compatte di colore rosso scuro intenso e brillante, abbellite da una nervatura principale bianca, molto sviluppata, il Radicchio di Verona IGP può essere di tipo precoce” e “tipo tardivo”.

Foto: Az. agricola Lorenzetti
Foto: Az. agricola Lorenzetti

Più volte etichettato come “l’oro rosso della Bassa”, si distingue dagli altri prodotti della stessa categoria merceologica per la particolare croccantezza delle foglie, il colore rosso intenso ed il sapore leggermente amarognolo. Le sue caratteristiche organolettiche ne consentono un utilizzo (crudo oppure cotto) ad ampio raggio, dall’antipasto al dolce, ne riscontriamo sempre il notevole apprezzamento durante la nostra partecipazione, in Italia e all’estero alle principali fiere del settore, e la conferma diretta che l’aspetto del radicchio col nostro marchio sia
effettivamente differente l’abbiamo proprio durante “Verona in love” quando le persone dimostrano grande apprezzamento ai nostri stand”, ha dichiarato la presidente del consorzio.

Redazione

La redazione di Scienzaveneto.it